La motivazione al cambiamento

Uno dei fattori fondamentali per raggiungere qualsiasi obiettivo è la motivazione.

Facendo riferimento a quanto teorizzato da Prochaska e Di Clemente (1982), in ambito psicologico si parla specificatamente di motivazione al cambiamento intenzionale, ovvero quanto una persona, nel momento in cui intraprende un percorso psicologico, sia effettivamente disponibile a cambiare intenzionalmente qualcosa relativamente alle proprie modalità di pensiero e/o di comportamento.

A differenza di quanto comunemente si pensa, la motivazione non costituisce un tutto o un nulla, bensì può assumere gradi quantitativamente diversi all’interno di un continuum costituito da cinque stadi.

Il vero cambiamento si realizza solo nel momento in cui la persona supera con successo tutti e cinque gli stadi e continua poi a mantenere particolare attenzione alle azioni finalizzate alla prevenzione delle ricadute.

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Vediamo ora il dettaglio dei cinque stadi del cambiamento :

Precontemplazione

La persona è disinteressata al cambiamento, non ha intenzione di cambiare il suo comportamento in un arco di tempo visibile, non è cosciente del problema o lo nega del tutto.

Può essere una persona che ha già tentato di cambiare in passato, ma che è ritornata ad assumere il comportamento problematico e per questo può sentirsi demoralizzata o incapace di cambiare tanto da rifiutare di fare qualunque nuovo tentativo.

É come se la persona avesse una bilancia con un solo piatto: quello dei vantaggi del suo comportamento attuale.

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Contemplazione

La persona considera la possibilità di cambiare e ha intenzione di farlo in un futuro, ma non nell’immediato (almeno dopo 6 mesi).

Nella sua bilancia ci sono i due piatti, uno dei pro e uno dei contro, vede i benefici di un cambiamento, ma questi, allo stato attuale, non bilanciano a sufficienza i costi/svantaggi preventivabili, motivo per cui nutre ancora un elevato grado di ambivalenza in merito all’attuare concretamente un cambiamento verso il comportamento meta. 

Determinazione

La bilancia pende decisamente per i pro a favore del cambiamento, la persona passa dal “vorrei” al “voglio” cambiare e si prepara al cambiamento definendo una pianificazione di azioni concrete e accettabili da realizzare con costanza nell’immediato futuro (1 mese).
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Azione

La persona è attivamente impegnata in azioni concrete che l’hanno portata a conseguire il cambiamento iniziale desiderato (negli ultimi 6 mesi).

Anche se sono presenti difficoltà e una forte tendenza a ritornare al comportamento precedente, sta facendo qualcosa di oggettivamente diverso da prima e benefico per la propria salute.

Mantenimento

La persona sostiene il cambiamento desiderato per un tempo prolungato (almeno 6 mesi), è generalmente fiduciosa di poter mantenere il cambiamento ed è poco tentata a ritornare al comportamento precedente.

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Perché le persone non cambiano?

  • NON MOTIVATE – non sono convinte del problema o della necessità di cambiare
  • NON DISPONIBILI – non sono impegnate concretamente a effettuare un cambiamento
  • NON CAPACI – non si ritengono, a torto o a ragione, capaci di attuare un cambiamento

Quando le persone cambiano?

  • Se INTERESSATE/PREOCCUPATE della necessità del cambiamento
  • Se trovano RAGIONI/VALORI importanti per il cambiamento
  • Se sono CONVINTE che il cambiamento sia nel loro interesse in termini di maggiori benefici e minori costi
  • Se stanno organizzando un PIANO D’AZIONE che si impegnano a realizzare
  • Se COMPIONO AZIONI necessarie a effettuare e sostenere il cambiamento

Qual è l’utilità dello psicologo nel processo di cambiamento?

La difficoltà nel raggiungere un obiettivo psicologico risiede nell’enorme fatica che l’essere umano fa nel cambiare qualcosa nel proprio modo di pensare o di comportarsi che, pur causandogli più o meno sofferenza, l’ha comunque condotto alla “sopravvivenza” fino ad ora.

Si può parlare di automatismi, di abitudini, di attaccamento a schemi di pensiero e a pattern di comportamento conosciuti che, per quanto possano essere percepiti dalla persona come poco funzionali e come fonti di sofferenza o frustrazione, difficilmente verranno abbandonati in autonomia poiché, pur nel disagio, sono familiari, prevedibili e dunque sicuri.

Proprio per tali motivi, di fronte alla possibilità di cambiare, tutti gli individui vivono una grande ambivalenza, ossia la coesistenza di pensieri ed emozioni contrastanti in merito al cambiamento di qualcosa che caratterizza il loro modo di essere o di fare.

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Facilitare il Cambiamento Individuale

All’interno di questo processo lo psicologo è un facilitatore del cambiamento, è il professionista della salute che favorisce la comprensione della motivazione al cambiamento di ogni persona ed in particolare di che cosa si cela dietro a quei “Vorrei…”, “Vorrei ma…”, “Non so cosa vorrei…”.

Lo psicologo è colui che facilita l’individuazione delle risorse che la persona possiede per giungere all’obiettivo desiderato, che supporta l’individuo nei momenti di scoraggiamento e che valorizza i progressi intermedi, che promuove i comportamenti da apportare nel repertorio della persona affinché giunga al risultato desiderato e che individua le ragioni e i fattori ostacolanti per cui la persona non li ha finora attuati autonomamente.